Il khat è una droga stimolante derivata da un arbusto (Catha edulis) nativo dell’Africa orientale e del sud dell’Arabia.
I principiali ingredienti psicoattivi del khat sono la catina e il catinone, elementi chimici che sono strutturalmente simili all’anfetamina. Sebbene sia meno potente dell’anfetamina, il khat ha comunque simili effetti stimolanti. Masticare le foglie di khat può indurre ad uno stato di euforia e di esaltazione oltre ad una maggiore vigilanza e attività. Chi ne fa uso potrebbe anche subire un aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco. Gli effetti iniziano a calare dopo circa 90 minuti fino a 3 ore, ma possono durare 24 ore. In seguito chi ne fa uso può sentirsi depresso, irritato, non avere appetito ed avere difficoltà a dormire.
Ci sono un numero di effetti collaterali fisici che sono stati associati ad un uso pesante e continuo di khat, incluso il deterioramento dei denti e malattie periodontali, disordini gastrointestinali come costipazione, ulcera, infiammazione dello stomaco e un maggiore rischio di tumori del tratto gastrointestinale superiore, disordini cardiovascolari come ad esempio aritmie cardiache, flusso sanguigno diminuito e infarto del miocardio.
Non è ancora chiaro se il khat causa tolleranza, dipendenza fisica, dipendenza mentale o astinenza, ma di sicuro sono stati riportati incubi e un leggero tremolio alcuni giorni dopo averne cessato l’uso.
È stato stimato che almeno 10 milioni di persone al mondo masticano khat. Viene trovato più comunemente nella parte sudoccidentale della penisola arabica e nell’Africa orientale, dove è stata usata per secoli come parte di una tradizione culturale. In un ampio studio fatto in Yemen, l’82% degli uomini e il 43% delle donne hanno riportato almeno un episodio di uso di khat nella loro vita. Il suo attuale uso in particolare nelle comunità migranti negli USA e in Europa ha causato un allarme tra i professionisti del settore.
Fonti utilizzate per questa pagina:
www.drugabuse.gov/publications/drugfacts/khat
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